RECENSIONI CD
NEL MONDO NON DEL MONDO – 1997 Questo interessante e particolare lavoro di Stefano Scala è costituito di sedici tracce interamente realizzate facendo uso di strumenti etnici, molti dei quali di fattura molto primitiva, originari delle più diverse aree geografiche del pianeta. Nato da un lavoro, evidentemente appassionato, di ricerca antropologica e musicologica, questo CD sembra a tratti assumere quasi i connotati di un "documento sonoro" piuttosto che quello di un tradizionale CD musicale, come se l'autore avesse deciso di "tradurre in musica" piuttosto che in testo scritto il risultato di un proprio personale lavoro di ricerca e approfondimento volto alla scoperta di tradizioni musicali e strumenti etnici originari delle più diverse popolazioni abitanti gli angoli più remoti della terra. Sessantasette minuti circa di musica, registrata dall'artista con la collaborazione di altri strumentisti, dalle sonorità etniche abbastanza "pure", dove appaiono esempi di brani più fedelmente riconducibili per stile e strumentazione usata alle regioni geografiche e alle tradizioni culturali e musicali da cui i brani stessi traggono ispirazione, quali ad esempio quelli ispirati ai nativi d'America realizzati con flauti Lakota e frame drums, e altri invece che vedono forme di "contaminazione" tra strumenti originari di etnie e aree geografiche diverse, come nei brani idealmente ispirati alle tradizioni degli aborigeni australiani, dove però compaiono anche suoni di flauti di diversa origine geografica, nonchè (in "Il luogo della vita dopo la morte") il suono di una moderna versione a pitch variabile (probabilmente di materiale plastico e struttura telescopica) del più tradizionale didgeridoo australiano in legno di eucalipto scavato dalle termiti. La qualità della registrazione è per la maggior parte delle tracce molto buona e dettagliata, e durante l'ascolto si alternano brani sicuramente più riusciti e curati nella forma e nella struttura, a brani che invece sembrano proporre una sorta di più semplice e frammentaria "galleria dei suoni". Il lavoro nel suo insieme è comunque più che apprezzabile, ed è consigliabile soprattutto a chi, conoscendo poco o nulla di musica etnica e relativi strumenti, desideri avvicinarsi a questo sorprendente e sempre affascinante universo musicale. Unica nota davvero "stonata" dell'intero CD è il brano "La danza del mare", dove compare una parte di sax dal sapore molto "New Age" assolutamente estranea al contesto generale. Il suddetto brano è però collocato (opportunamente) in chiusura di CD, e pertanto non interrompendo la continuità dell'ascolto non disturba più di tanto, e non compromette il giudizio sostanzialmente positivo che mi sento di dare di "Nel mondo non del mondo".
(Oltre il Suono - Giuseppe Verticchio)
Suoni ancestrali, rumori naturali che diventano sonorità guida per ogni ascoltatore attento che vuole incamminarsi su sentieri carichi di atmosfere dimenticate. Colori e suoni si uniscono in un viaggio tra i ritmi vegetali, animali e minerali, un lavoro attento e misurato, basato su introspezioni che ci portano a scoprire i nostri piu' nascosti ed intimi paesaggi, legati al mistero della vita.
(Label Press - SC)
Nel Mondo non del Mondo, raccoglie una serie di brani incentrati su di un arsenale di strumenti non convenzionali e strumenti etnici; semi vegetali, legni, foglie e zucche, claves e carapace, dischi di madreperla : si incontrano i mondi animale, minerale e vegetale, come già avvenuto nelle opere di Walter Maioli o di Antonio Testa, anche se il punto di riferimento nel campo è l'immenso Jorge Reyes. Una sinfonia terrestre riuscita, organica.
(Deep Listenings - Gianluigi Gasparetti)
Ho avuto la fortuna di scoprire uno straordinario musicista, o meglio un grande ricercatore musicale. Da sola tale qualifica potrebbe non avere alcun senso, ma maneggiando i dischi di Stefano Scala, tutto diventa piu' chiaro e soprattutto piu' affascinante…..In “Nel Mondo non del Mondo”, Stefano Scala mostra il suo viaggio alle radici della musica, alla natura ove tutto è sorto e si è dipanato nell'aria, attraverso gli elementi ecco lo strumento, che da voce e forza ai richiami naturali. Perché tutto è nato lì, ed è lì che si concentra il suo linguaggio e specialmente la sua ricerca. Stefano Scala in questo disco ha suonato e fatto suonare di tutto, oltre le percussioni, bastoni della pioggia, foglie, bambu' campanelli, arco a bocca, corpo, ecc…..I brani sono tratti, oltre che dal repertorio personale (da segnalare “Pneuma”), anche dalle tradizioni dei popoli, in particolare dei nativi americani e dagli aborigeni australiani (popoli che piu' di altri hanno sentito e mantenuto saldo il rapporto con la madre natura).
(Giorgio Coppola musicista – giornalista)
Registrato nel 1997, questo Cd, unisce varie zone del globo con musiche della tradizione persiana, degli indiani d'america, dell'India, degli aborigeni australiani e non, degli africani ed alcuni di sua composizione consoni al tema generale. Le parti sono eseguite quasi sempre con strumenti tipici del luogo. Il risultato finale è, dunque credibile e fedele….i brani tradizionali dei nativi d'America, generalmente caratterizzati dall'uso del flauto lakota e dei tamburi a cornice…vengono riproposti allo scopo di ricreare nella maniera piu' verosimile possibile i timbri tipici di quelle popolazioni. A volte Scala, riesce ad amalgamare i suoni di svariati strumenti tradizionali di diverse aree geografiche senza cadere nella classica “accozzaglia di cose”…..
(Jazz Convention – Angelo Abbonante) |